di Gaetano Thiene
Professore Emerito dell’Università di Padova e Presidente ARCA

In occasione degli 800 anni dalla fondazione dell’Università di Padova (1222-2022), non si può dimenticare il Prof. Sergio Dalla Volta, Principe della Cardiologia Accademica Italiana.

Indimenticabile Maestro di generazioni di medici e cardiologi, il Prof. Sergio Dalla Volta è stato il primo Professore Ordinario di una disciplina clinica specialistica nella Storia della Medicina delle Università Italiane. La sua figura di ricercatore si colloca nell’interesse secolare del Ginnasio Patavino per il cuore e la circolazione del sangue, in continuità con grandi personaggi quali Andrea Vesalio, Realdo Colombo, William Harvey e Giovanni Battista Morgagni, che con i loro contributi in Anatomia, Fisiologia e Patologia hanno gettato le basi del sapere medico cardiovascolare.
Professore dalla cultura universale, è stato uomo del suo tempo, impegnato non solo nella cattedra universitaria e nelle corsie di degenza dei malati di cuore, ma anche nella vita civile.
Va ricordato infatti il suo impegno politico: fu consigliere regionale nella 1a legislatura della neoformata Regione Veneto. Nella prima seduta del Consiglio Regionale del 6 luglio 1970 esordì con un intervento nel quale affermò come la nuova realtà politica “Regione Veneto” prendesse avvio a 173 anni di distanza dall’autoscioglimento della Repubblica di Venezia (12 maggio 1797), dopo la breve stagione del 1848 con Daniele Manin e Niccolò Tommaseo. Disse: “il popolo veneto ha nuovamente assunto la possibilità di legiferare e di essere in un certo senso arbitro dei suoi destini”.
Determinante fu il suo ruolo nel disegno di legge per la scelta dello stemma e gonfalone della Regione Veneto. Alla prima commissione del Consiglio Regionale era stato affidato il compito di presentare un progetto di legge e il consigliere Dalla Volta fu incaricato di stendere la relazione. Il suo impegno fu decisivo. Va ricordato come l’Italia, secondo la Costituzione promulgata nel 1947, è articolata in Regioni, con spazi di autonomia rispetto alla Repubblica centrale, e non in una federazione di Stati come gli Stati Uniti d’America. Prevalse la proposta di assumere, come simbolo antico e nuovo, il leone di San Marco, dipinto nel 1436 da Jacobello del Fiore, situato in Palazzo Ducale, completato da sette strisce che riportano gli stemmi delle sette provincie, con annodato il tricolore (verde, bianco, rosso). Si volle così rappresentare il territorio regionale con mari, terra e monti, come al tempo della Repubblica Serenissima.
Sotto la protezione del Leone Alato (disse il Prof. Dalla Volta nel suo intervento del 9 aprile 1975) il sistema politico avrebbe dato ai cittadini la sicurezza delle leggi e la tutela della libertà, simbolo in cui il Veneto poteva riconoscersi nell’Italia unita e indipendente”. E ancora “Il Gonfalone è un altro momento unificante dei Veneti, perché ne ricorda il contributo unico dato in ogni campo della cultura dell’umanità”. La legge (n. 56) per il gonfalone e stemma della Regione Veneto venne promulgata il 20 maggio 1975.

Ma parliamo ora di Sergio Dalla Volta Clinico, Professore, Maestro.
Figlio d’arte del mitico prof. Alessandro Dalla Volta, Clinico Medico dell’Università di Padova, venne avviato dal padre, con grande lungimiranza, verso l’emergente interesse scientifico sull’apparato cardiocircolatorio, con esperienze formative risultate fondamentali per quella Scuola di Cardiologia che avrebbe poi fondato.


È doveroso dapprima ripercorrere le tappe salienti della sua vita:

  • Nasce a Bologna il 30 dicembre 1928, sposa una patrizia veneziana della famiglia Gradenigo; due figlie, Alessandra e Maurizia, musiciste;
  • Si laurea in Medicina a Padova nel 1952 a soli 23 anni e consegue la Specializzazione in Cardiologia nel 1954, sempre con il massimo dei voti e la lode;
  • Gli viene conferita la Libera Docenza in Patologia Medica nel 1959;
  • Prima esperienza estera nel 1954-55 a Parigi, presso l’Ospedale Boucicaut con il Prof. Jean Lenègre, primo Cardiologo e Patologo della Storia;
  • Fellow di Cardiologia nel 1955-56 all’Istituto Karolinska di Stoccolma con il Prof. Mannheimer;
  • Nel 1957-1958 è ricercatore presso l’Istituto di Cardiologia di Città del Messico con Ignazio Chavez e Sodi Pallares;
  • Visiting Professor nel 1965 alla Columbia University di New York con il Prof. Blumenthal, famoso per i suoi studi sull’aterosclerosi;
  • Aiuto dal 1959 al 1972 del Prof. Gino Patrassi, Patologo Medico e poi Clinico Medico all’Università di Padova, successore di Alessandro Dalla Volta;
  • Inizia ufficialmente come docente nel 1971 nel Corso di Laurea in Medicina con l’insegnamento di Fisiopatologia Cardiovascolare, che tanti studenti incantò;
  • Professore Ordinario, Direttore della Clinica Cardiologica e della Scuola di Specializzazione in Cardiologia dal 1973 al 2002, sempre all’Università di Padova;
  • Professore di Cardiologia all’Università di Spalato dal 1999 al 2005;
  • Altri periodi formativi all’estero come visiting Full Professor a Jackson nel Mississipi nel 1975 con il fisiologo Guyton, al Childrens Hospital di Boston nel 1977-78 con Van Praagh e alla Cornell University di New York nel 2001-2002.


Numerosi e prestigiosi sono i riconoscimenti nazionali e internazionali conseguiti lungo la sua carriera.

  • Krayenbuuhl Award nel 2002 della International Academy of Sciences;
  • Walter Bleifeld Memorial Award dell’American Heart Association nel 2003, che lo poneva fra i primi 5 cardiologi al mondo;
  • Premio alla carriera nel 2008 della Societa’ Italiana di Cardiologia;
  • Premio e lettura Luigi Condorelli nel 2009, sempre della Società Italiana di Cardiologia;

Muore il 20/08/2020 di infarto miocardico.

L’esperienza al Karolinska Institute di Stoccolma (che conferisce i Premi Nobel anche in Fisiologia e Medicina) fu determinante per il successivo sviluppo della Medicina Cardiovascolare a Padova. Apprese le tecniche del cateterismo cardiaco per lo studio della fisiopatologia di circolo e della funzione meccanica del cuore, indagini che sviluppò in seguito a Padova con la creazione di un Laboratorio di Emodinamica, insieme ai suoi colleghi Gino Battaglia e Mario Vincenzi e poi con i suoi primi allievi Raffaello Chioin e Paolo Stritoni. Al Karolinska Institute, grazie al cateterismo cardiaco e all’invenzione della circolazione extracorporea, stava nascendo la chirurgia a cuore aperto, con Crawford e i suoi collaboratori Bjork per le valvulopatie e Senning per i congeniti, attività cui Dalla Volta diede vita successivamente a Padova con il Prof. Mario Morea.
A Città del Messico apprese la lettura “deduttiva” dell’elettrocardiogramma, che fu l’oggetto delle sue entusiasmanti lezioni a Padova, di cui conservo tutti gli appunti. Scoccò la mia passione per le cardiopatie congenite, amore che il Professore trasmise a molti altri suoi allievi. Erano malattie di cuore delle quali aveva la capacità di fare diagnosi con incredibile talento, con il solo elettrocardiografo e all’auscultazione del torace.
Il suo incontro nell’Istituto di Cardiologia di Città del Messico con l’embriologa Maria Vittoria de la Cruz fu una folgorazione. L’Università di Padova era là “di casa”: nei murales dipinti da Diego Rivera, su commissione del Direttore Ignazio Chavez. Vi sono ritratti i grandi protagonisti della Storia Internazionale del Cardiovascolare, fra gli altri i patavini Vesalio, Harvey e Morgagni. Quell’Istituto era la Mecca per gli appassionati di cuore di tutto il mondo: fra i tanti, gli italiani Federico Marsico ed Eligio Piccolo. Frequentava l’Istituto anche un medico argentino di nome Ernesto Chè Guevara, colui che avrebbe rovesciato insieme a Fidel Castro il regime di Batista a Cuba qualche anno dopo.

 murale arca  

Murales di Diego Rivera nell’Istituto di Cardiologia di Città del Messico, con protagonisti dell’Università di Padova: Harvey, Morgagni, e Vesalio. Correlazione clinico-patologica di un paziente deceduto per aneurisma sifilitico.

National Institute of Cardiology Mural painting

Wellcome Collection

Wellcome Collection gallery (2018-03-31)

CC BY 4.0

 

Dopo queste basilari esperienze all’estero, nacque nella mente di Sergio Dalla Volta un progetto di aggregazione multidisciplinare per diagnosi e cura delle malattie cardiovascolari. Per tradizione centenaria, l’interesse cardiovascolare a Padova era rivolto alle cardiopatie strutturali che, grazie alla cardiochirurgia, erano diventate riparabili. Nacque così nel 1970 il Centro per le Cardiopatie Operabili, su intesa dei Direttori della Clinica Medica (Prof. Gino Patrassi), Clinica Chirurgica (Prof. Pier Giuseppe Cevese) e Clinica Pediatrica (Prof. Franco Sartori). Fu una decisione strategica, che rappresentò l’avvio di una collaborazione interdisciplinare rivelatasi la chiave vincente dei successi della Scuola del Prof. Dalla Volta. Il trapianto cardiaco eseguito dal Prof. Vincenzo Gallucci il 15 novembre 1985 rappresentò la sublimazione di questa strategia. È doveroso menzionare i nomi della squadra del Prof. Dalla Volta di quell’epoca memorabile, di cui lui era il “coach”: Giuseppe Fasoli, Raffaello Chioin, Paolo Stritoni, Andrea Nava, Francesco Maddalena, Luciano Schivazappa, Giuseppe Miraglia. Alcuni di loro purtroppo non sono più.
Con queste premesse culturali, venne in mente a Dalla Volta una idea “eretica”: affiancare alla Cardiologia, alla Cardiochirurgia e alla Cardiologia Pediatrica una competenza anatomopatologica, con giovani reclutati mediante tesi di laurea interdisciplinare, con interessi cardiologici e anatomopatologi, preludio per un Dipartimento di Scienze Cardiovascolari. Nacque così la figura del Cardiopatologo, di formazione cardiologica e professione anatomopatologica, che io prima e Cristina Basso poi (ora Pro Rettrice per le Relazioni Internazionali) abbiamo abbracciato e sviluppato, e che ha dato vita ad una impressionante produzione scientifica. La Scuola di Cardiologia dell’Università di Padova è divenuta la più importante in Italia e fra le prime a livello internazionale.
Padova è famosa nel mondo per la Cardiomiopatia Aritmogena. Fu proprio il prof. Dalla Volta a descriverla per primo nel 1960 e 1964. I suoi allievi di prima, seconda e terza generazione hanno poi continuato, con la scoperta della familiarità della patologia, dei geni malattia e il riconoscimento tissutale in vita mediante risonanza magnetica cardiaca, nonché la malignità per morte improvvisa di giovani e atleti.
Del suo insegnamento di Fisiopatologia Cardiovascolare (esame complementare in quegli anni) ricordo di essere stato io stesso, suo studente, ad affiggere in bacheca l’orario delle sue prime lezioni del 1970, che si rivelarono affascinanti. Indimenticabile l’atto con cui si toglieva l’orologio dal polso e lo posava nel leggio dell’aula di lezione, per stare nei tempi. Era dotato di una singolare capacità di comunicare il suo sapere. Memorabili le sue letture dell’elettrocardiogramma e il giro in corsia per la visita ai malati.
Sviluppò la diagnostica non invasiva per immagini con l’ecocardiografia, il laboratorio di elettrofisiologia e fondò l’Unità Coronarica per il ricovero dei pazienti infartuati, con personale infermieristico e medico dedicato.

Il 18 dicembre 2003, al momento della sua quiescenza con il titolo di Emerito, fu organizzato un convegno dal titolo “La Scuola di Cardiologia della Università di Padova: Tributo al prof. Sergio Dalla Volta”. Parlarono alcuni suoi allievi (Fasoli, Daliento, Razzolini, Scognamiglio, Chioin, Melacini, Russo, Buja, Nava, Thiene). Il Prof. Dalla Volta, presentato dal collega farmacologo e amico prof. Mariano Ferrari, tenne una memorabile lettura magistrale dal titolo “Origine, progressi e traguardi della Moderna Cardiologia all’Università di Padova”, un commiato e un legato al Prof. Sabino Iliceto, da lui voluto come successore.

tributo dalla volta   Convegno di tributo
degli allievi al maestro
Prof. Dalla Volta,
al momento del commiato
come Emerito di Cardiologia

 

Il Prof. Dalla Volta svolse un ruolo fondamentale nella mia formazione e carriera professionale. Studente interno, sia in Cardiologia che Anatomia Patologica, feci una tesi a ponte fra Cardiologia e Anatomia Patologica, sulla trasposizione completa delle grandi arterie, una cardiopatia congenita complessa a quell’epoca inoperabile.
Nacque il mio desiderio di essere sia cardiologo che patologo. Subito dopo la laurea, il Prof. Rizzi, Direttore dell’Istituto di Anatomia Patologica, mi offrì il posto di assistente in quella disciplina.
Temevo che questa posizione potesse compromettere il mio ingresso nella Scuola di Specialità di Cardiologia. Chiesi il suo parere e consiglio. Mi rispose: “Un posto di assistente universitario non si rifiuta mai”. Mi fu consentito di frequentare la Clinica in corsia al mattino e l’Anatomia Patologica al pomeriggio, in sala anatomica per fare autopsie ed esercitazione agli studenti. Si apriva la prospettiva di una nuova figura, il Cardiopatologo, che avrebbe caratterizzato la mia carriera. La Facoltà di Medicina favorì la nascita di un insegnamento di Patologia Cardiovascolare e poi la richiesta di una cattedra di Ordinario, inserita nel curriculum studiorum della laurea.
Della Repubblica Serenissima nel Rinascimento vorrei ricordare l’impegno dell’Università di Padova: “Solo a uomini di dimostrata eccellenza nella loro professione viene affidato l’incarico dell’educazione dei giovani”. Questo è stato il Prof. Sergio Dalla Volta, Maestro intelligente e libero, nel segno della “Libertas docendi et investigandi”.
Sempre negli appunti delle sue lezioni ho trovato il disegno della spontanea depolarizzazione elettrica delle cellule del nodo seno-atriale, l’orologio del nostro cuore, dove si origina l’attività elettrica che stimola l’attività meccanica cardiaca. Mi insegnò che questa minuta struttura rappresenta il primum movens e l’ultimum moriens della nostra vita. È destino per noi tutti che questo orologio si fermi.

appunti valenteAppunto della Prof.ssa Marialuisa Valente, allora studente del corso di fisiopatologia cardiovascolare del Prof. Dalla volta, che raffigura la depolarizzazione elettrica spontanea delle cellule del nodo seno-atriale